Tutto il sole che c’è
La storia travolgente di due ragazze spericolate e della loro grande famiglia nell’Italia fascista e del Dopoguerra
San Miniato, lunedì 10 giugno 1940
Era cominciato a piovere, tutto d’un tratto.
Un attimo prima, un sole da spaccare le pietre e il verde che
riverberava, luccicante. Un attimo dopo, certi scrosci e lampi e tuoni da far tremare i muri. Le colline erano sparite sotto una coperta di latte. Ottavia guardava fuori dalla finestra e batteva le dita sul vetro, un ticchettio regolare di metronomo, per insegnare alla pioggia il
modo di andarsene.
“Il campo sarà ancora bagnato, a mezzogiorno,” disse nostra
madre, con la voce macchiata di disperazione.
Non ci voleva molto a capire che, in quella disperazione, la pioggia
non c’entrava nulla.
Ma Ottavia non si sognò nemmeno per un attimo di andare a
abbracciarla. Invece dette un colpetto appena più leggero sul vetro, con l’intenzione di far credere alla pioggia che fosse una carezza.
E scappò di sopra a vestirsi da tennis.