Scrivo i testi e conduco dal vivo di fronte al pubblico dibattiti, convegni, talk show e anche Premi Culturali con interviste in inglese e in francese, che traduco direttamente all’impronta.
Mi piace condurre interviste e convegni, perché è una sfida. Bisogna avere chiari i tempi, tenere sempre avvinta l’attenzione, saper interrompere, avere chiaro il filo della discussione, cogliere nelle risposte lo spunto per la domanda successiva.
Il mio successo migliore? Intervistare per 35 minuti Roberto Benigni dentro la Basilica di Santa Croce a Firenze, convincendolo a recitare un sonetto d’amore di Michelangelo e a non dire nemmeno una parolaccia!
Premio Ruffino »
è il Premio dei Premi. Riconosce il talento di un grande scrittore internazionale, scegliendo tra quelli già premiati nei vari paesi. Ha avuto 13 edizioni. Ho condotto e scritto i testi per le edizioni 1992 e 1993. Ho premiato Michael Ondatje, l’autore de “Il paziente inglese” e Mario Vargas llosa, vincitore del Nobel 2010 e Ken Follet. Di Ondatje ricordo la rabbia che mostrò contro chi riteneva il suo romanzo una storia d’amore, disse che il protagonista era l’artificiere sikh di nome Kip e il tema la lotta per l’indipendenza dell’India dagli inglesi. Vargas Llosa fu invece severo contro l’Occidente che ignorava la tragedia politica delle dittature sudamericane. Mi colpì la sua calma determinazione di uomo buono. Ken Follet mi rivelò che la sua ispirazione veniva dal lavoro che aveva fatto… nei servizi segreti.
“I baci di una notte”
Antonella Boralevi racconta il suo nuovo romanzo